Si è tenuta a Iseo la tradizionale Cena Natalizia con i partner convenuti da tutta Italia

La tradizionale Cena Natalizia di Centaurus Rete Italia si è tenuta quest'anno sul Lago d'Iseo in una località suggestiva nel cuore della Franciacorta, e come negli anni passati ha visto la gioiosa partecipazione delle aziende partner convenute dalle diverse regioni per trascorrere questa serata di convivialità, ritrovo e celebrazione delle Festività. Un sentito ringraziamento va a tutti coloro che hanno partecipato, molti addirittura percorrendo centinaia di chilometri per poter essere presenti, e a tutti coloro che hanno contribuito a rendere speciale questa serata.

La serata è stata arricchita anche dalla tradizionale consegna degli attestati di riconoscimento a coloro che durante l'anno si sono particolarmente distinti nel loro lavoro.

Per noi che abbiamo messo fra i nostri principi fondanti i valori della cooperazione e della condivisione, per noi che da sempre crediamo nella collaborazione fra persone che si uniscono in un una rete per creare qualcosa che superi le singole individualità, è stato anche quest'anno motivo di grande soddisfazione vedere e assaporare l'atmosfera di partecipazione gioiosa e sincera alla serata; decine di professionisti che durante tutto l'anno lavorano, si confrontano e si supportano con dedizione e impegno costante, riuniti tutti insieme a ridere e scherzare in una piacevole atmosfera natalizia fatta di canti, buona tavola, risate sincere, spensieratezza.

Noi amiamo chiamare tutto ciò "il lato umano", ed è probabilmente uno degli ingredienti che rendono speciale il cammino della nostra rete.

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La pensione: fine di un ciclo o nuovo inizio?

L’attività lavorativa –qualsiasi essa sia – rappresenta una parte estremamente importante della nostra vita, poiché ne occupa (mediamente) circa i tre quarti. “Andare a lavorare”: tante volte abbiamo sentito questa affermazione, questo “imperativo” impostoci dalla società (ma ancor prima da noi stessi). Considerata quindi l’importanza che il lavoro esercita sulla nostra vita, che cosa succede quando andiamo in pensione? Quali sono i meccanismi, le dinamiche psicologiche che stanno alla base di un avvenimento così importante? Molti tra medici, psicologi e specialisti hanno affrontato questo tema, provando ad analizzare questo fenomeno. Secondo Erik Erikson, noto psichiatra e psicoterapeuta statunitense il nostro vissuto è caratterizzato da ciò che egli definisce “sviluppo psico - sociale”, caratterizzato da diverse fasi. Tra questi stadi (che sono otto), il settimo è quello che meglio rappresenta la situazione psicologica di un pensionato. Erikson infatti parla di “integrità dell’io” opposta a “stagnazione”. Cercando di semplificare le cose, con “integrità dell’io” intendiamo il bisogno delle persone di sentirsi utili per sé stessi per la società e, quando ciò non si verifica, parliamo allora di stagnazione. Questi due termini effettivamente ci portano al fulcro della questione presa in analisi. Il pensionamento viene vissuto in maniera diversa da persona a persona, a seconda di molteplici aspetti, tra i quali età più o meno avanzata, qualità del lavoro svolto, rapporti con colleghi e/o superiori ecc. Molte persone vivono il pensionamento come la fine di un ciclo, come il termine del binomio status/ruolo dominante che caratterizza ognuno di noi. Risulta evidente come tali individui attribuiscano un’enorme importanza alla propria vita lavorativa, al cui termine vanno spesso incontro a depressione, come talvolta ci riportano telegiornali. Per questi soggetti, abituati a “spaccarsi la schiena”, è difficile adattarsi a ciò che definiscono “il nulla”. Nel momento in cui questi soggetti sociali non avvertono più se stessi come aventi un ruolo specifico, sarebbe utile coinvolgerli a livello familiare in attività stimolanti tra le quali, ad esempio, la cura dei nipoti. Tuttavia ci sono anche (moltissime) persone per le quali il termine dell’attività lavorativa costituisce la fine di un ciclo, ma soprattutto l’inizio di un nuovo stile di vita, caratterizzato da tranquillità, serenità e tempo libero per coltivare nuovi hobbies. Naturalmente non possiamo negare che per tutti gli ex lavoratori il congedo lavorativo rappresenti una tappa significativa: ciò che cambia è la modalità con cui viene affrontata. La dinamica psicologica che sta alla base dei vari approcci è da ricercare nell’innato bisogno del cervello umano di trovare sempre nuovi stimoli; nel momento in cui il nostro cervello non trova nuovi stimoli ha purtroppo inizio un lento (ma inesorabile) deperimento psico-fisico. Poiché tutti quanti noi un giorno dovremo andare in pensione (o cedere la nostra attività a forze fresche) dobbiamo (o dovremmo) provare a concepire la pensione come un’opportunità, piuttosto che la mera conclusione di un’attività lavorativa. Così facendo ci assicuriamo la possibilità di vivere il resto della nostra vita in serenità ed armonia, circondati dall’affetto dei nostri cari, per i quali non finiremo mai di sentirci utili.

La Banda Cittadina di Iseo presenta: Concerto di S.Stefano, 26/12/2017

A tutti i nostri clienti e visitatori della provincia di Brescia segnaliamo questo bellissimo evento di cui abbiamo il piacere e l'onore di essere sponsor. La Banda Cittadina di Iseo presenta il Concerto di S. Stefano, un'occasione per passare una piacevole serata in musica nella suggestiva cornice del Lago d'Iseo in Franciacorta.

BAMBINI DISABILI: GIOCARE PER CRESCERE

Nella crescita di ogni bambino l’attività ludica ha una funzione importantissima.

Giocare equivale a crescere e imparare arricchendosi di nuove esperienze e raggiungendo obiettivi formativi peculiari per lo sviluppo dell’individuo.

Quando parliamo di gioco in questa sede non ci riferiamo solo al gioco strutturato, quindi pensato e progettato all’interno di un percorso formativo e scolastico, bensì anche al gioco libero, all’attività ludica espressa nella sua spontaneità che caratterizza le varie fasi dello sviluppo della persona.

Attraverso il gioco il bambino scarica le tensioni, esprime emozioni (come gioia, rabbia, frustrazione, gelosia, curiosità), apprende concetti e tematiche, sviluppa interazioni sociali con i pari.

Il diritto al gioco è un diritto universale e ogni bambino ha diritto di giocare; non può essere giustificabile quindi nessun tipo di discriminazione verso quei bambini che hanno qualche tipo di disabilità.

Sia che si parli di disabilità motoria, disabilità psichica o disabilità sensoriale, ogni bambino ha diritto al gioco e questo costituisce una realtà inviolabile.

Come nei bambini normodotati anche nei bambini disabili il ruolo del gioco ricopre le medesime importanti funzioni.

Esso infatti, oltre a quello già sopracitate, permette di comunicare, di astrarsi dalla realtà sviluppando la fantasia, di superare ostacoli e quindi di crescere.

Purtroppo quando vediamo una persona con qualche forma di handicap la prima (e forse unica cosa) su cui ci soffermiamo è “la parte mancante”, il “deficit”, trascurando così tutte le meravigliose caratteristiche individuali che ogni persona ha. Così, allo stesso modo, quando veniamo in contatto con un bambino disabile notiamo subito ciò che in lui manca senza considerare tutto il resto del suo potenziale.

Per un bambino disabile giocare è un bisogno fondamentale come lo è per tutti gli altri bambini.

Ma non si tratta di concepire qui il gioco in mera funzione terapeutica, bensì come attività spontanea che nasce dal bisogno intrinseco del bambino di mettersi in relazione con le persone, con le cose, con il mondo.

Quello che si vuole qui sottolineare è che il bambino disabile è capace, a suo modo, di giocare e ne ha bisogno come i bambini normodotati. La cosa importante è capire quali sono le modalità e i giocattoli più adatti alle diverse esigenze individuali.

Un po' come è accaduto negli ultimi decenni nel nostro settore, quello degli ausili alla mobilità, dove le aziende hanno studiato e perfezionato ausili come i montascale per disabili, gli elevatori per disabili e così via, anche per quanto riguarda il settore ludico il mercato ha fatto importanti passi avanti. Infatti a seconda del diverso tipo di disabilità (e di abilità) sono oggi disponibili sul mercato giocattoli e materiali ludici specificamente studiati per essere afferrati con facilità (pensiamo a chi ha delle difficoltà motorie), per essere utilizzate dai non vedenti o ipovedenti (come ad esempio le carte da gioco in Breil), o che abbiano un sistema facilitato per essere azionati.

Per quei bambini che hanno difficoltà motorie gravi o devono muoversi in carrozzina il primo ostacolo che si può presentare è rappresentato dalla postura. Esistono oggi in commercio dei piani di appoggio da attaccare alla sedia dove il bambino può disegnare o manipolare materiali e appoggiare oggetti (magari predisposti di ventosa in modo che non cadano a causa di movimenti involontari).

I pedagogisti sottolineano come nella prima fase di sviluppo del bambino siano di fondamentale importanza i giochi causa effetto perché preparano quei requisiti necessari per lo sviluppo delle competenze comunicative. E’ possibile laddove vi siano delle difficoltà motorie o deficit sensoriali predisporre dei sensori esplorabili con il tatto (come ad esempio dei pulsanti ricoperti da bottoni di stoffa imbottiti).

Teniamo dunque conto di alcune variabili quando predisponiamo un setting di gioco (spontaneo o guidato) per bambini disabili:

-la scelta dei materiali e dei giocattoli;

-la postura del bambino;

-lo spazio dove si svolgerà l’attività ludica (sia che si tratti di un’attività guidata che di gioco spontaneo);

-la postura del bambino ed eventuali ausili indispensabili allo svolgimento dell’attività;

-il ruolo degli altri partecipanti al gioco.

Per quanto riguarda quest’ultimo punto ricordiamo che l’attività ludica è uno dei modi privilegiati per conoscere il mondo ed entrare in relazione con il gruppo dei pari al fine di sviluppare rapporti interpersonali autentici e di valore.