Disabilità: come può (e deve) avvenire l’integrazione nel sociale?

L’espressione “integrazione sociale” nel suo significato più ampio comprende sia l’integrazione del disabile in famiglia che quella scolastica. In quest’ottica ci limiteremo a considerare soltanto alcuni aspetti dell’integrazione, in riferimento a situazioni di disabilità ed escludendo quelli che non si realizzano né in famiglia, né a scuola e neppure al lavoro. In tal senso, soprattutto a partire dal 1970 i comuni (in quantità sempre maggiore) hanno organizzato centri estivi e soggiorni climatici residenziali per tutti i minori, compresi quelli con disabilità. Per i ragazzi disabili luoghi come questi rappresentano certamente ottime occasioni di socializzazione. Tale situazione è importante anche per i genitori del ragazzo. Vivere lontano dal proprio figlio può inizialmente creare un senso di vuoto (in misura maggiore nella madre) ma, con il trascorrere del tempo, permette anche di rilassarsi poiché le preoccupazioni per il figlio -sebbene siano sempre presenti- tendono ad attenuarsi, poiché i genitori sono consapevoli che egli si trova al sicuro. A livello giuridico, l’articolo 23 della legge 104 del 5 Febbraio 1992, nota anche come “legge - quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate” è dedito alla “rimozione di ostacoli per l’esercizio di attività sportive, turistiche e ricreative”. Notevoli sono stati anche i progressi fatti in questo campo. Ad esempio è diventato sempre più frequente incontrare persone disabili nelle piscine pubbliche o sulle piste da scii. C’è da augurarsi che eventi di questo genere si verifichino sempre di più , tra i quali ad esempio quelli relativi alla pratica delle discipline dell’atletica (corse veloci e di resistenza, salti, lanci ecc.) e di vari altri sport (individuali o di gruppo). L’utilità dello sport praticato da persone disabili è stato messo in luce in una ricerca condotta da illustri studiosi, tra i quali in particolare Ruiz, Gil, Fernandez – Pastor e Peran. Lo studio ha preso in analisi i benefici ottenuti dalla pratica sportiva nell’arco di quattro anni. Già al termine del primo anno è stata riscontrata una considerevole perdita di peso grasso e un aumento del tono muscolare e osseo (in particolare nelle femmine). Sono poi migliorate le performances sportive rispetto a quelle di partenza (resistenza, velocità, salti, lanci ecc.). Effetti positivi sono stati anche riscontrati relativamente all’autostima, all’autonomia, all’impegno, alla perseveranza e alla formazione dello spirito di gruppo. Notiamo quindi come tutte le varie tipologie di sport costituiscano un canale attraverso il quale avviene l’accettazione e l’integrazione delle persone affette da disabilità. Agendo in questo modo, indipendentemente dallo sport che pratichiamo, vinceremo la partita più importante, cioè quella della solidarietà.

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